In uno dei racconti fantastici della Storia vera di Luciano di Samosata (II sec d.C.), due naufraghi travolti da una terribile tempesta si ritrovano in un luogo sconosciuto, che scopriranno essere il ventre di una balena, al cospetto di un vecchio e di un giovane intenti a zappare un orto perfettamente ordinato. Non rispondono subito alle tante domande che con curiosità pressante vengono loro rivolte ma prima imbandiscono per gli ospiti inattesi la tavola con ortaggi, frutta, pesci e vino e soltanto dopo iniziano a parlare.
Allo stesso modo nell’Odissea quando Ulisse, trovato sulla spiaggia da Nausicaa, arriva nel palazzo di Alcinoo, il re dei Feaci, viene prima di tutto nutrito e solo successivamente invitato al racconto delle innumerevoli peripezie che l’hanno lì condotto.
La tradizione culturale mediterranea è caratterizzata da una lunga storia di convivialità in una secolare pratica di accoglienza e convivenza. Nell’antichità condividere il cibo, bere insieme il vino e offrire un letto con una lampada di olio di oliva erano le leggi universali non scritte dell’ospitalità, che univano le persone realizzando una sorta di comunione, iniziando dalla tavola. Si condivide il cibo perché si condivide la comune umanità.
Il team di spaziomediterraneo è stato accolto da una famiglia drusa ortodossa nel villaggio di Daliyat el-Carmel, a nord di Haifa in Israele, con una tavola imbandita e con focaccine di pane pita calde e profumate. Abbiamo mangiato insieme il pane e ci siamo “annusati”, quindi parlati e conosciuti. Nasbi e Fatmia ci hanno aperto le porte della loro casa, ci hanno lasciato valicare la soglia che dall’ospitalità introduce all’intimità permettendoci di preparare insieme, nella loro cucina, vero cuore della casa, le pietanze tipiche tradizionali che abbiamo poi gustato in un lauto banchetto.
Il magazine di spaziomediterraneo che apre il nuovo anno è dedicato al racconto di questa intensa esperienza di condivisione, come auspicio di comunione nel rispetto delle diversità tra le genti del Mediterraneo.