Il Mediterraneo ė stato paragonato ad un’immensa spugna che si è imbevuta, nel tempo, di ogni conoscenza.
Il mare fra le terre è stato da sempre crocevia di culture e popoli diversi, tutti affacciati come rane, scrisse Erodoto, sulle sponde di questo grande lago salato. Un mare chiuso che, proprio in quanto tale, implica dinamiche aperte: non c’è solo vicinanza tra le sponde, ma c’è una circolarità geografica ed ideale che genera inevitabilmente contaminazione e che ha determinato la nascita di una identità mediterranea figlia dello scambio secolare di saperi e conoscenze.
Un’identità mediterranea che non ė valore aggiunto ma requisito primario del nostro essere: siamo mediterranei prima che italiani, greci, magrebini, iberici, balcanici…
Oggi in un’ottica di dialogo e pacificazione occorre recuperare la consapevolezza della mediterraneità come identità comune insieme alla consapevolezza del passato condiviso. Un ruolo importante può essere giocato dal cibo: la cucina del Mediterraneo è un sabir del gusto, formatasi di porto in porto come la lingua franca dei marinai e perciò permette di individuare sia elementi di comunanza frutto dell’avvenuta contaminazione che di differenziazione dovuti allo stretto rapporto tra cibo e cultura.
I laboratori di Spazio Mediterraneo a FuturoRemoto 2016 sono stati tutti finalizzati al recupero della consapevolezza dell’identità mediterranea condivisa e contaminata.
Hanno preso il via con il laboratorio culturale “Rotte e parole del Mediterraneo” a cura della Dott.ssa Giuliana Cacciapuoti, docente ed esperta di culture arabo-islamiche e del Mediterraneo che ha proposto riflessioni ed approfondimenti partendo da un elenco di parole, alcune dal chiaro significato, semplici da interpretare e collegare alle diverse sponde del Mediterraneo, altre meno conosciute e da svelare nella loro molteplicità di significati. Parole che hanno guidato in un viaggio, un viaggio nel tempo e nello spazio mediterraneo, tracciando rotte che hanno unito punti lontani disegnando segmenti di continuità.
La tradizione del pane unisce i paesi del Mediterraneo con circa 1350 tipi diversi, prodotti e consumati quotidianamente lungo le sue rive e racconta la comune storia passata. Un cibo che nasce dal legame tenace di acqua e grano, apparentemente semplice ma diventato sinonimo di cibo tout court, frutto e celebrazione dell’intelligenza dell’uomo, prodotto culturale dalle tante valenze simboliche ed identitarie.
“Acqua e grano, pane e Mediterraneo: la forza dei legami tra chimica ed identità“: il laboratorio didattico a cura della Prof.ssa Stefania Albrizio del Dipartimento di Farmacia – UNINA e la Presidente di Spazio Mediterraneo Serenella Gagliardi in collaborazione con l’IPSEOA “Roberto Virtuoso” di Salerno, rappresentato da un gruppo di allievi con tutor la Prof.ssa Emilia Surmonte, attraverso l’illustrazione delle caratteristiche chimiche ed organolettiche di differenti tipi di farine e di pane e degli svariati significati simbolici, ha inteso rafforzare l’idea di un Mediterraneo uno e plurale nelle sue diverse identità culturali.
La mediterraneità è un filo continuo che corre lungo le sponde e le lega: Spazio Mediterraneo ha voluto rappresentarla con l’immagine simbolica degli Shtridhelat, la pasta albanese che si dipana dall’impasto come da un gomitolo e che racconta, così come gli altri formati, del saper fare degli uomini. Utilizzando come soli ingredienti acqua e grano in forma di semola, hanno dato vita ad innumerevoli preparazioni di pasta sia fresca che secca, caratterizzate dalla diversa corrispondenza tra forma e sapore.
Dario Amaro, cuoco, ha insegnato a realizzare i formati più antichi e diffusi a tanti piccoli visitatori (e non solo!), che si sono cimentati con impegno ed entusiasmo nel trasformare l’impasto duttile ed elastico in cavatelli, tagliatelle, maccheroni a ferretto, strascinate.
Impasti e letture insieme nel laboratorio sensoriale “Da acqua e farina un magma di sapori e sensazioni” laboratorio con Alessandra Calabrese dell’Associazione Jeu de Dames Teatro e “La cucina di Dario Amaro“. Si è proposta la lettura di brevi brani sul Mediterraneo di celebri autori, rimanendo ad occhi occhi e manipolando un poco di impasto. La naturalità di quest’ultimo insieme ai colori della voce narrante ed alla capacità evocativa delle parole scelte hanno suscitato nei partecipanti intense sensazioni che hanno descritto come la percezione multisensoriale della mediterraneità.
Le acque del mare che unisce sono state nei secoli traghettatrici di popoli e vettori di saperi.
Nel laboratorio “Da acqua e semola nascono granelli di memoria, non solo cous cous…” con Serenella Gagliardi e “La cucina di Dario Amaro“, storie e preparazioni hanno raccontato il Mediterraneo delle migrazioni, da sempre attraversato e non solo da sud a nord. Accanto al cous cous, piatto antico che nel viaggio tra le rive si è differenziato ed arricchito, non omologato ma contaminato, la fregola sarda e la dròmsat Arbëreshë, per riconoscersi somiglianti nel rispetto delle differenze e ricordare passate integrazioni di comunità straniere avvenute senza l’annullamento dell’identità dei popoli ospitanti.
Gli incontri tra le culture per una contaminazione reciproca che ė arricchimento sono stati al centro dell’intervista-laboratorio “Pane Nostro: dialogo di pace lungo le vie del pane“. La giornalista Rosita Stella Brienza e il maestro panificatore Antonio Centonze hanno raccontato con parole e immagini fotografiche dell’esperienza di scambio tra la cultura del pane lucano e quella palestinese, realizzata soprattutto presso il Forno Salesiano di Betlemme, insegnando a fare un pane spettacolare con il lievito madre in Terra Santa così come a FuturoRemoto. Un pane nostro cibo di condivisione e simbolo di pace, preghiera laica perché l’umanità si conservi tale.
Il Mediterraneo non ė solo il continente liquido, ė anche il territorio presente oltre le coste finché c’è l’olivo e con l’olivo il mandorlo e il fico, il grano e le vigne. Il Mediterraneo ė anche la ricchezza e la qualità dei suoi prodotti agricoli in un paesaggio in cui l’acqua gioca un ruolo importante: in futuro i cambiamenti climatici e la scarsità e/o l’indisponibilità d’acqua quali variazioni comporteranno in agricoltura? Ne ha parlato il Prof. Valerio Rossi Albertini, fisico nucleare del CNR, nella seguitissima relazione “Scarsità d’acqua. Agricoltura (e cultura) mediterranea, futuro a rischio?“, facendo della divulgazione scientifica un momento di coinvolgimento per una maggiore responsabilità sociale individuale e collettiva.
Oggi ė compito inderogabile di tutti impegnarsi per tutelare quel grande patrimonio comune che è il Mediterraneo. Tra i suoi tesori ci sono senz’altro i frutti della terra che vanno salvaguardati recuperando il legame prodotto-territorio che garantisce biodiversità ed eccellenza. Ė questa la mission della cucina di Pietro Parisi, che non a caso ama definirsi “cuoco contadino” e che per spaziomediterraneo a FuturoRemoto ha tenuto un laboratorio su “La cucina di recupero e l’importanza dell’acqua nelle preparazioni mediterranee“, proponendo l’utilizzo di acque di cottura o di vegetazione di verdure e legumi per ricette semplici e gustose e la lievitazione di pane e pizza con l’acqua di governo delle mozzarelle.