Editoriale

Le Tavole di San Giuseppe

Le feste dell’autentica tradizione popolare, in tutti i paesi del Mediterraneo, si svolgono secondo una ritualità consolidata carica di valenze simboliche che richiamano sia gli antichi culti pagani sia precisi e profondi significati religiosi. Nella loro forte componente antropologica è presente un concentrato di cultura storica che permette di rintracciare non solo la memoria di chi si è stati, ma insieme o accanto a chi si è stati, e come ciò ha modificato il proprio modo di stare al mondo.

Molti riti tradizionali lungo le rive mediterranee raccontano di solidarietà ed accoglienza e sono legati a momenti di caritatevole condivisione del cibo. L’elemosina, indicata nel Corano come uno dei cinque pilastri dell’Islam ed una delle azioni più meritevoli di ogni devoto, è espressione della carità islamica ed è molto simile al concetto di carità cristiana, includendo “dar da mangiare agli affamati”e “dar da bere agli assetati, ospitare i pellegrini” (che si intreccia con il viaggio rituale alla Mecca).
La carità per entrambe le religioni non si pratica limitandosi al gesto di bontà che contribuisce alla sopravvivenza di chi non dispone di nulla, ma prevede l’esercizio responsabile della solidarietà che si deve avere verso i propri simili più deboli e bisognosi.
Nella cultura araba maghrebina la distribuzione di cous cous, non a caso chiamato taˁām, cibo, ai fratelli più poveri è parte integrante della sadaqa, l’elemosina, ed è portatore di baraka, cioè di grazia divina. La pietanza rituale del venerdì, il giorno più sacro della settimana, è il piatto unico che viene servito dopo i funerali, con cui si accolgono i pellegrini di ritorno dalla Mecca e che viene offerto ai poveri in occasione dei grandi banchetti nuziali.

La distribuzione caritatevole di cibo agli invitati ad un banchetto rituale è la caratteristica di un ripetersi di cerimonie che in Italia si svolgono in occasione della festa di San Giuseppe e che presentano accentuate similitudini. Dal Molise alla Sicilia queste feste, che ricorrendo all’inizio della primavera portano l’eco di riti propiziatori di fertilità, celebrano insieme alla devozione per il Santo ed in suo nome, valori “umani” come la laboriosità, l’onestà, la famiglia.

IMG_4485(Ph. Ass. La Peonia Pellegrina)

Non è certamente un caso che in tutte sia prevista la presenza importante del pane, simbolo dell’umanità, dalla pagnotta intera distribuita ad ogni commensale, alla mollica usata come condimento della pasta, ai pani votivi cesellati in artistiche fogge.

(Ph. Pro loco Salemi)

Le pietanze offerte nei banchetti sono tipicamente mediterranee, a base di prodotti della terra, cibi poveri ma ricchi di gusto e sapienza culinaria che permettono di rintracciare, seppure in controluce, la storia di un territorio e delle genti diverse che l’hanno abitato, anche solo per un determinato periodo, o attraversato.
Cibi frutto del lavoro che sulla terra ogni giorno si spende “con il sudore della fronte”. 

(Ph. Ass. La Peonia Peregrina)

Il magazine di spaziomediterraneo racconta delle Cene di San Giuseppe o Banchetto dei Santi che si svolgono a Salemi, in Sicilia e ad  Orsomarso, in Calabria.

La ripetizione di queste cerimonie rituali, anno dopo anno, nella stessa forma e con la stessa sentita partecipazione della gente del luogo, non è dovuta soltanto alla forza potente della fede. Ci piace pensare e sottolineare, senza nulla togliere alla pienezza dell’afflato religioso, che sia un momento corale di riaffermazione della comunità come luogo di fratellanza.

È la forza dell’umanità che si rappresenta chiedendo al divino la benedizione, il giusto riconoscimento del proprio essere attraverso la presentazione di una comunità “affratellata” e devota. E la fratellanza è un sentimento alto che alberga nei cuori degli uomini e prescinde dal documento d’identità.

serenella gagliardi

Si ringrazia della cortese collaborazione l’Associazione La Peonia Peregrina di Orsomarso e la Pro Loco di Salemi.

  admin   Mag 04, 2017   Editoriale   0 Comment Read More